L’EREMO DEL PARCO GIARDINO SIGURTÀ È SORTO NEL XVIII SEC. SUI RESTI DELL’ANTICA CHIESA DI SANTA GIUSTINA DEL XIV SECOLO
di Cesare Farinelli
Il culto di Santa Giustina, martirizzata in Padova nel 304 d.C., ebbe grande importanza per la diffusione del cristianesimo nel Veneto e numerose sono state le chiese a lei dedicate. Venezia la elesse patrona di tutti i suoi domini dopo la vittoria navale di Lepanto contro la flotta turca, riportata nel giorno festivo della Santa il 7 ottobre 1571.
La prima citazione dell’esistenza della nostra chiesetta risale alla visita pastorale del vescovo G.M. Giberti del 14 agosto 1533. Notizie più interessanti provengono da quella di monsignor G. Bragadin, effettuata nel settembre del 1747, nella quale risulta che all’interno del sacro edificio c’era una statua in marmo dedicata alla Santa padovana e sulle pareti si vedevano degli affreschi datati 1385. Una notizia questa che rivela la grande importanza del monumento e la sua storia antichissima. I dipinti, andati purtroppo perduti, forse erano ispirati a quelli ancora esistenti nella non lontana pieve romanica di Santa Giustina di Palazzolo di Sona.
È comunque difficile capire da chi e perché sia stata costruita, in epoca scaligera, questa piccola chiesa campestre sul crinale di una collina, quando ancora non esisteva la “casa da parôn col bròlo” poi divenuta Villa Maffei. Forse fu un ex voto per una grazia ricevuta da uno sconosciuto fedele.
La statua dell’Immacolata, esposta in una nicchia alla base dell’edificio fu voluta dal marchese Carlo Tullio Maffei (1680-1745), nonno di quell’Ippolito Pindemonte, poeta ed erudito ottocentesco amico del Foscolo, spesso ospite nella villa di Valeggio.
Nel 1792, il marchese Antonio Maffei (1758-1836) fece ricostruire in forme neogotiche ciò che rimaneva dell’antico tempio, trasformandolo nell’Eremo che oggi adorna il Parco Giardino.
La figlia del marchese, Anna Maffei (1793-1871), sposa del conte Filippo Nuvoloni, amava meditare quotidianamente in questo luogo, come ricorda la lapide posta nei pressi dai figli Giuseppe e Ugo.
Il Dott. Sigurtà restaurò l’Eremo negli anni 50 del Novecento, dotandolo di una campana che riporta il suo nome e la data 1956. L’interno dell’Eremo non è attualmente visitabile anche se, adeguatamente restaurato, il raccolto spazio illuminato dalle bifore potrebbe contenere dei pannelli che illustrino la plurisecolare storia della chiesetta.